Ci risiamo, in un altro articolo vi avevo raccontato di come siano molto più presenti sui social i più grandi, quelli che si spacciano per genitori indaffaratissimi e lavoratori indefessi: la generazione X, quella che, ormai dovrebbe esservi chiaro, è chiaramente responsabile di gran parte dei problemi in cui incorrete quando deciderete di affrontare una qualunque azione online.
Questo perché, tra le fila di tutti questi adulti indaffarati e indefessi, si nascondono frotte di analfabeti digitali ingiustificati, manco fossero i baby boomers (cioè i vecchi, scusa mamma).
E a me che c*** me ne frega a me?
Bene, senza voler generalizzare ulteriormente arrivo al punto del ragionamento e vi cito un estratto dell’articolo che ho letto pochi minuti fa:
And with these two generations taking over the workforce and the population, companies can’t afford to ignore their consumer preferences. Some marketers are having a hard time tailoring their efforts to best engage them, but the key is in the digital details.
For example, impulse buying is more common for Millennials than their Gen X predecessors. This is due, in part, to Millennials’ use of smartphones and the increasing popularity of using apps to purchase online. Roughly 70% of Millennials used an app to buy something in 2016, which was an 85% increase from 2014. Gen Xers, who are quickly catching up to Millennials in mobile use, still take a more considered purchase path that involves researching and comparing their options before buying.

Praticamente, è lo stesso autore dell’articolo (cioè lui, non esattamente l’ultimo scemo) che ci dice qual è il punto: Some marketers are having a hard time, molti marketer hanno problemi a capire in che modo costruire la perfetta strategia su entrambi i gruppi, puntando molto alla tipologia di contenuti o a un canale social piuttosto che un altro.
Quante volte avete sentito dire “I nostri clienti sono Millennial, quindi dobbiamo essere su Instagram!” oppure “il nostro è un target alto spendente, puntiamo a facebook con dei contenuti belli e ingaggianti“ – in particolare se siete riusciti a sopravvivere a quest’ultima affermazione senza svenire nel vostro vomito avete tutta la mia stima -?
Mai nessuno che si occupi del punto di cui parla il signor Josh Perlstein nell’estratto che vi ho riportato: Gen Xers […] still take a more considered purchase path that involves researching and comparing their options before buying.
I più grandi, e questo ve l’ho raccontato già, passano più tempo sui social e utilizzano più device, e soprattutto effettuano molte più ricerche; i Millennial, vuoi perché sono costretti, vuoi perché sono più a proprio agio, portano a termine un acquisto in modo molto più diretto dei più grandi.

La chiave su cui pochissimi si focalizzano è il FUNNEL: costruire un percorso e identificare i momenti deboli è fondamentale, ma richiede anche molto studio, motivo per cui non lo fa quasi nessuno. That’s it.
˜SPIEGONE˜
Il funnel tecnicamente è l’imbuto, e indica il percorso che porta un utente dalla consapevolezza di aver bisogno di un prodotto/servizio, fino all’acquisto.
Chiaramente, pur esistendo decine di strumenti (Google Analytics prima di tutti) che permettono di tracciare il viaggio che fanno gli utenti tra ricerca organica, contenuti social sponsorizzati, articoli di blog, fino all’acquisto, sono pochi quelli che sono in grado di ragionare in modo orizzontale e non verticale.
Ragionare in modo verticale significa spingere gran parte delle energie della parte bassa dell’imbuto, cioè dove avviene la conversione.
Ragionare in modo orizzontale significa costruire stanzette comode e accoglienti in ogni fase del Funnel, in modo da assecondare il ragazzino di 18 anni e il ragazzone di 42.
</finespiegone>
Non ci voleva un genio, però forse con lo spiegone questo articolo lo avete capito. O no?