Ma che vuol dire Hashtag?

Hash tag (o hashtag) significa letteralmente mix di argomenti

Hash in inglese vuol dire sminuzzare, scomporre, anche pasticciare, Tag significa etichetta, è il termine che si riferisce alla divisione per categorie degli argomenti trattati sul web

Introdotto da Twitter, l’Hashtag è un sistema per organizzare i Tweet per i motori di ricerca.
Gli utenti devono semplicemente pubblicare un messaggio e utilizzare gli hashtag per consentire ad altri di scoprire post rilevanti in base a quell’argomento:

un hashtag è una parola (o un insieme di parole, senza spazi) preceduta da un cancelletto

Uno degli hashtag più frequenti su twitter è #FollowFriday, utilizzato dal singolo utente per ringraziare i propri follower (gli altri utenti che seguono i suoi aggiornamenti) di venerdì, ossia a conclusione della settimana lavorativa.

Ultimamente anche Facebook ha implementato il sistema di hashtag per la suddivisione degli argomenti discussi, sebbene pare che sul principale social network gli hashtag non abbiano gli stessi risultati che invece hanno su Twitter

Ma che vuol dire?

L’utilizzo degli hashtag per la suddivisione degli argomenti discussi è una vera e propria rivoluzione della conoscenza.

Grazie alla tracciabilità delle parole, è possibile, tramite diversi strumenti – a cominciare proprio dalla barra di ricerca all’interno della home page di twitter – organizzare gli argomenti più trattati, le novità, i modi, i tempi e i motivi per cui alcuni argomenti vengono discussi
(argomenti come guerre, sismi o catastrofi naturali di solito sono accorpati in tweet di denuncia o cordoglio, per fare un esempio)

Se a questo aggiungiamo il fatto che un tweet è un messaggio veloce, sintetico e conciso, e che consente di aprire una conversazione, seguire un argomento e in brevissimo tempo condividere notizie o contenuti,
si capisce quanto sia importante lo studio e il monitoraggio degli hashtag non soltanto quando si decide di avvicinarsi a Twitter, ma anche per cogliere, capire e riconoscere i Trend del web.

Va da sé che, se il web è fatto di persone, gli operatori del digitale oggi non possono permettersi di ignorare le parole precedute dal cancelletto, neanche in Italia.